lunedì 12 novembre 2007

Cosa non doveva succedere

Immaginiamo, chiudendo gli occhi, che ieri non sia successo niente, che le partite si fossero giocate, normalmente, come sempre e come ogni domenica ci sarebbero stati i contenti e gli scontenti.
Mettiamo che tra i contenti della giornata ci fosse un ragazzo, uno come tanti, che tiene alla sua squadra del cuore e che dopo una trasferta è contento perchè la sua lazio ha vinto. tutto normale, tutto come sempre, come ogni domenica ci saranno i contenti e gli scontenti e l'indomani i classici sfottò al bar, dopo il caffè,mentre ci si fuma una sigaretta.
Ieri era la classica domenica di campionato, unacome le altre. Domenica di trasferta per i tifosi della Lazio che nel pomeriggio avrebbero affrontato la capolista.
Occasione anche di una gita fuori porta per chi è tifoso e segue la sua squadra,niente di strano, niente di assurdo.
Non è anormale, nel mondo di oggi, che un gruppo di tifosi venga a contatto con un altro di una tifoseria opposta.
Tra questi ragazzi ce ne stà uno, uno in particolare. Non perchè sia diverso dagli altri; è un ragazzo di 28 anni, che ama la musica, la lazio e la vita.
Il nostro ragazzo si chiama Gabriele Sandri e lui in quella rissa c'è. Non sappiamo che parte abbia avuto ne se abbia partecipato, ma lui è lì, in quell'autogrill nelle vicinanze di Arezzo.
Si crea scompiglio, parapiglia, volano insulti, come sempre, spintoni, calci, si spezza un ombrello sopra quale testa non si sa di chi, ne vogliamo saperlo.
Dalla parte opposta all'autogrill, proprio di fronte, a cinquanta metri divisi dalla careggiata della A1, verso sud, c'è una pattuglia della Polizia stradale, due agenti, due ragazzi anche loro. Si accorgono di quello che succede a 50 metri da loro. Non possono andarci, ci sono due carreggiate nel mezzo e le macchine sfrecciano veloci, decidono allora di avviciniarsi il più possibile al guarda rail che delimitano l'autogrill dall'autostada, accendono la sirena della volante per attirare l'attenzione del gruppo, cosa che in parte riesce.
Uno dei due poliziotti decide di sparare in aria, per cercare di sedare in qualche modo quella rissa inutile ma normale nel mondo di oggi.
I tifosi fuggono, si dileguano, Gabriele sale in macchina (o non ne è mai sceso?) con gli amici, stanno per imboccare il raccordo che li riimmette in autostrada quando un botto spacca il vetro della Megane in cui c'è Gabriele.
Apriamo gli occhi adesso. Che cosa è successo? Che cosa è accaduto che non doveva succedere?
E' successo quanto di peggio poteva accadere dopo il 2 febbraio dello scorso anno.
Un poliziotto ha ammazzato un tifoso.
Tutto vero, ma non normale. Non ci sta niente di normale nella morte di una persona, di una persona in generale ma sopratutto se quella persona è giovane, ha 28 anni e viene ammazzata per sbaglio, almeno così si dice.
Gli amici di Gabriele non credono che il botto sia un proiettile, perchè dovrebbe esserlo? perchè avrebbero dovuto sparagli addosso? da una distanza così notevole poi... loro, forse, la polizia non l'hanno nemmeno vista. No. non possono credere che sia un proiettile. Perchè dovrebbe esserlo?
Si immaginano di un sasso, un sasso lanciato dai tifosi juventini che ha colpito il vetro che lo ha spaccato e che lo ha ridotto in frantumi. Ecco, si. Un sasso. i tifosi se li tirano addosso, uno degli juventini lo ha tirato e ha sfondato il vetro. Tutto normale. No. Non questa volta.
Il botto è quello di un proiettile calibro 7,65 della pistola in dotazione alla polizia. La Megane dei tifosi laziali si ferma al casello successivo e chiede soccorso, arriva il 118 ma non c'è niente da fare.Gabriele Sandri è morto. Il proiettile gli ha attreversato il collo da parte a parte uccidendolo sul colpo. Arriva anche una volante della polizia che fa i primi accertamenti.
Le voci si susseguono, una dopo l'altra sino a raggiungere le tifoserie già dentro lo stadio e in attesa di entrare. Si sa solo che un ragazzo è morto e che è stato ucciso dalla polizia. Tanto basta per scatenare la rabbia e la guerriglia urbana. Il viminale temporeggia, non sanno se ammettere o no ciò che è successo. Il capo della poliza Manganelli ordina: "si gioca regolarmante".
A bergamo dopo 7 minuti i tifosi bergamaschi distruggono le vetrate con un tombino. Basta, stop, non si può giocare, uno di noi è stato ammazzato. La decisione non è comune, c'è confusione, in alcuni campi si gioca, in altri no. I tifosi di inter e lazio a Milano si mettono d'accordo per un corteo che arriva sino al centro. Un atto di protesta. Nel frattempo partono le prime violenze attorno agli stadi, contro la polizia. Il culmine si ha a Roma dove viene preso d'assalto un commissiarato con gli agenti dentro, i tifosi tirano di tutto e distruggono tutto quello che trovano, la rabbia monta secondo dopo secondo. Ma cosa volevano in realtà i tifosi?
Chiedevano che il campionato venisse sospeso come fu fatto dopo la morte dell'ispettore Raciti.
Puntualmente, questo, non avviene. Si decide di iniziare dieci minuti dopo, troppo poco, troppo ingiusto e giù violenze, insulti e vandalismo.
Cosa non doveva succedere? Non doveva succedere niente di tutto quello che è successo. Non doveva succedere che un poliziotto sparasse da una distanza di cinquanta metri ad altrezza d'uomo, non doveva succedere che le partite si giocassero, non devano succedere le violenze che però sono una "logica" conseguenza dell'impreparazione dei vertici del calcio, e non solo, di affrontare una situazione di emergenza, non doveva succedere che un ragazzo, Gabriele Sandri morisse a 28 anni, colpito da una pallottola al collo sparata da un altro ragazzo di 31 anni che dall'altra parte della strada era troppo distante per capire, per comprendere una cosa che non doveva succedere.

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